Lumina n. 33

18 Mag 2025

Capire dove andare, partendo da ciò che hai.

La mente è un paracadute: funziona solo se si apre“, diceva Einstein. Ma aggiungerei: “Serve anche sapere dove vuoi atterrare.

Per chi è plusdotato, la mente è una compagna faticosa. Alimentata da una curiosità instancabile, ha il potere di portarti lontano, ma anche di esaurirti se non trova una direzione chiara.

In questi giorni ho tenuto due lezioni all’interno del Master sulla plusdotazione. Ogni anno mi sorprende l’energia dei partecipanti: insegnanti, terapeuti, genitori, professionisti che, nonostante il carico quotidiano, hanno scelto di tornare a studiare. Alcune di loro stanno pensando a un secondo corso di laurea, altre a un nuovo master da iniziare appena finito questo. E non mi stupisce. La spinta a crescere, ad ampliare le proprie competenze, è quasi una costante per chi ha una mente che funziona così.

Ma c’è un punto chiave che spesso sottovalutiamo: dopo i 40 anni, non si studia più per “dovere”. Ogni scelta formativa diventa un investimento. Ogni ora dedicata ad apprendere qualcosa di nuovo ha un costo, ma anche un peso diverso: quello della consapevolezza. Non scegli per compiacere gli altri, non lo fai per conformarti. Lo fai perché stai cercando qualcosa che ti somigli il più possibile.

🧠 Dal caos creativo alla direzione strategica

Un aspetto che torna spesso nei percorsi di coaching con persone plusdotate è proprio questo: la difficoltà di incanalare la propria spinta all’apprendimento dentro una traiettoria coerente. La mente si accende, si entusiasma, si sposta. E tu con lei. Fino a che non ti ritrovi con dieci corsi aperti, mille idee accavallate, tante competenze iniziate e poche consolidate.

Quando è arrivata da me Elena, 44 anni, lavorava da più di quindici anni nella formazione aziendale. Era brava, molto apprezzata, ma sentiva di non star più crescendo. Si era iscritta a un master in coaching, poi a un corso di design thinking, poi a un terzo su intelligenza artificiale e processi HR. Ma tutto le sembrava frammentato. Aveva entusiasmo, ma non una direzione. Nel suo percorso di coaching abbiamo fatto chiarezza: non si trattava di cambiare tutto, ma di rileggere ciò che aveva già acquisito in una prospettiva nuova.

Abbiamo lavorato su tre livelli:

  • riordinare le competenze, mettendo a fuoco il loro valore strategico
  • capire quali nuove skill potessero davvero ampliare il suo profilo senza appesantirlo
  • costruire un progetto professionale che integrasse ciò che già funzionava con ciò che desiderava evolvere.

Oggi Elena ha ridefinito la sua proposta professionale: fa consulenza su progetti di sviluppo della leadership femminile, dove unisce la sua esperienza nella formazione, le competenze di coaching e le nuove visioni organizzative. Non ha buttato via nulla. Ha solo riorganizzato, selezionato, e rilanciato.

🔄 Rilanciare, non ricominciare da capo

L’errore più comune è pensare che, per cambiare, si debba annullare tutto ciò che si è stati. Ma la verità è che nessuna transizione è davvero da zero. Il passato non è una zavorra, è un bagaglio. E sta a te decidere cosa tenerci dentro.

Le nuove competenze che scegli di sviluppare devono potenziare quello che sei già, non sostituirlo. Se lavori nella relazione d’aiuto, magari puoi esplorare strumenti digitali per potenziare la tua presenza online o gestire meglio i flussi di lavoro. Se vieni da un contesto tecnico, forse puoi integrare una formazione sulle soft skill, o sul lavoro con i gruppi.

Non si tratta solo di imparare cose nuove, ma di dare una forma diversa a quello che già conosci.

🧭 Fare della propria mente un alleato

Se sei gifted, è probabile che tu veda schemi e connessioni prima degli altri. Questo non ti rende sempre più veloce, ma ti rende più sensibile al potenziale ancora inespresso. E allora il vero snodo diventa: come uso questa capacità in modo strategico?

Invece di lasciarti portare via dalla corrente delle mille cose che ti incuriosiscono, chiediti:

  • quali competenze mi aprono davvero nuove possibilità nel mio contesto?
  • quale direzione posso darmi nei prossimi due anni?
  • che cosa sto cercando, davvero, quando voglio “imparare ancora”?

Non si tratta di rinunciare alla curiosità. Si tratta di darle una destinazione. Una forma. Un ritmo.

🧱 Non si riparte da zero. Si riparte da te.

Rilanciare la tua carriera non significa cambiare completamente pelle, né tantomeno cancellare ciò che sei stato fino a oggi.
Significa, piuttosto, tornare a occupare in modo pieno quello spazio che forse hai lasciato in sospeso. Significa riconoscere che non sei la stessa persona di dieci, cinque o anche solo due anni fa – e che proprio per questo, alcune competenze che prima sembravano scontate ora possono diventare il tuo punto di forza.

Non si tratta di ricominciare da capo, ma di rimettere ordine in ciò che hai acquisito, selezionare con lucidità ciò che ha ancora senso per te, e lasciare andare quello che ormai ti limita. È un lavoro di ricomposizione, più che di reinvenzione.
E in questo processo, quello che davvero conta non è la velocità, ma la direzione: quella che hai scelto tu, a partire da ciò che conosci, da ciò che sei, da ciò che desideri diventare ora.

Rifletti: se non hai bisogno di un cambiamento radicale per legittimare la tua crescita, allora hai bisogno di trattare la tua esperienza con rispetto, e di darle una forma nuova, con un passo più consapevole, costruito sul terreno che hai già preparato nel tempo.

E proprio da lì, da tutto quello che hai già attraversato, puoi iniziare a tracciare la tua prossima traiettoria.

Ciò che conta è sempre il presente. Benchè le cause che abbiamo creato nelle nostre vite passate contribuiscano a dare forma al nostro presente, è il nostro presente, ciò che facciamo ora, che decide il nostro futuro. Le cause passate non governano anche il nostro futuro.

Daisaku Ikeda

Cose che ho notato senza volerci fare caso

Che certe frasi mi fanno ancora infuriare, anche se non lo do più a vedere.
Che il tempo che passo a pianificare e organizzarmi è quasi sempre il doppio di quello che passo a fare davvero le cose.
Che certe idee tornano solo quando smetto di volerle spiegare a qualcuno.
Che non so se tutto questo ha un senso, ma so che mi riguarda.

Lumina è la newsletter in cui ti racconto il mondo gifted dal punto di vista di chi gifted lo è e ha fatto della sua neurodivergenza uno strumento per aiutare altri gifted. Troverai storie ed esperienze, mie e delle persone che si affidano a me. Idee, suggerimenti, qualche strategia e molti fallimenti. Sentiti a casa, mettiti comodo e comoda, vuoi un caffè? Buona lettura!

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