Lumina n. 30

27 Apr 2025

Quando il lavoro che hai non basta più a chi stai diventando

“Restare o andare?”
Non è solo una domanda pratica, quando ti riguarda davvero. È una domanda che tocca corde profonde, che attraversa il senso di chi sei, di cosa vuoi diventare e di quanto spazio ti concedi per esserlo.

Se lavori come dipendente, probabilmente ti sarà capitato di porti questo interrogativo. Per chi è gifted, però, il bivio assume un’intensità diversa: cambiare lavoro o chiedere un avanzamento non significa semplicemente pianificare la carriera. Significa interrogare la propria identità. Riconoscere che il luogo in cui sei, o il ruolo che ricopri, non riescono più a contenere il modo in cui stai crescendo dentro.

Spesso la sensazione arriva piano, quasi in sordina. Tutto sembra funzionare: progetti riusciti, obiettivi raggiunti, riconoscimenti che ti confermano di essere sulla strada giusta. Eppure dentro di te qualcosa cambia. Ti accorgi che quell’energia che ti faceva brillare si è attenuata. Ti senti più distante da quello che fai, meno stimolato, meno capace di trovare senso e risonanza nelle tue giornate.

Non è noia. Non è ingratitudine. Non è superficialità.
È che il tuo modo di vedere, di intuire, di immaginare si è spinto oltre i confini attuali, e adesso chiede altro. Chiede di essere accolto, non ridimensionato. Chiede di non dover più scegliere tra restare fedele a te stesso o restare nel luogo che ti ha accolto.

La domanda si fa allora più autentica, più coraggiosa: “Posso crescere restando, oppure per rispettarmi devo cambiare?”

👌 La trappola del “va tutto bene”

Chi è gifted impara presto ad adattarsi. La curiosità, la flessibilità mentale, l’empatia profonda con i contesti esterni sono risorse straordinarie. Ma possono diventare anche il motivo per cui resti troppo a lungo in un ruolo che non ti rappresenta più. Ti abitui a leggere il quadro generale, a giustificare le mancanze, a riempire gli spazi vuoti con il tuo entusiasmo. Fino a quando, però, la distanza interiore diventa troppo ampia per essere ignorata.

Quando il ruolo diventa troppo stretto, quando i progetti smettono di interrogarti, quando le tue intuizioni trovano solo orecchie chiuse o risposte di cortesia, il tuo sistema inizia a lanciare segnali chiari: stanchezza che non si recupera con il riposo, motivazione che non si riaccende con nuove sfide accessorie, senso di disallineamento anche nei successi.

A quel punto il bivio si presenta con tutta la sua serietà: provare a ridefinire il tuo spazio dove sei, oppure riconoscere che lo spazio giusto non esiste più lì.

Non tutte le crisi richiedono un addio.
A volte la direzione giusta è chiedere di più: reclamare un incarico diverso, proporre un progetto che ti assomiglia di più, aprire conversazioni che facciano emergere la tua evoluzione interiore.
Esporsi non è semplice. Ma non è presunzione. È il gesto di chi non rinnega il proprio potenziale, neanche quando farlo significa mettere in discussione assetti stabili.

Altre volte, invece, la realtà diventa limpida: continuare a “resistere” significherebbe perdere parti vive di te.
Cambiare diventa allora un atto di rispetto, non una fuga.
È il momento in cui smetti di raccontarti che “potresti sopportare ancora un po’” e inizi a sentire che sopportare non è più crescita, ma consumo.

Anche io mi sono trovata molte volte in questo crocevia. E so bene quanto sia faticoso distinguere tra un’inquietudine passeggera e un bisogno profondo di evoluzione. So quanto sia facile raccontarsi che “non è il momento giusto”, che “bisogna accontentarsi”, che “non si può volere sempre di più”.
Ma so anche che il corpo, la mente e il cuore non mentono a lungo.
Quando il tuo spazio interno è diventato più grande di quello esterno, l’alternativa non è più tra cambiare o restare: l’alternativa è tra crescere o rimpicciolirti.

📍 E tu, dove sei adesso?

Se ti riconosci in questa tensione, prova a fermarti un attimo. Non per decidere subito. Non per forzarti a una scelta. Solo per ascoltarti davvero.

👉 Sto esprimendo davvero il mio potenziale, o lo sto trattenendo per “non disturbare”?
👉 Le persone attorno a me vedono chi sono davvero, o solo quello che faccio?
👉 Se domani potessi scegliere tra una promozione e un nuovo inizio, quale mi entusiasmerebbe di più?

Ogni volta che mi sono trovata in questo spazio di domande, ho capito qualcosa in più di me stessa: a volte ho scelto di restare, ma non più da spettatrice. Mi sono esposta, provando a ridefinire con gli altri il mio contributo. Altre volte ho scelto di andare, di costruire altrove lo spazio che non trovavo più. In entrambe le scelte c’era paura, è ovvio. Ma c’era anche qualcosa di più grande: la consapevolezza che il mio potenziale meritava un terreno fertile, non un compromesso silenzioso.

Restare può essere un atto di trasformazione profonda. Andare può essere un atto di grande coraggio personale. La differenza non sta nel gesto. Sta nell’origine della tua scelta: visione, non rassegnazione. Desiderio, non fuga.

E se oggi non hai ancora chiara la tua visione, non giudicarti. La chiarezza nasce dal rispetto di sé, non dall’urgenza di decidere.

Sapere di meritare di più non è egoismo. È un atto di cura verso la vita che stai diventando.


Se queste parole ti hanno rispecchiato, forse è il momento di non attraversare da solo questo bivio. Accompagnare chi sente che il proprio spazio interiore sta crescendo è parte viva del mio lavoro. Se ti va, scrivimi. Oppure contattami.
A volte basta una prima conversazione per iniziare a vedere più chiaro.

COSE CHE HO ATTRAVERSATO QUESTA SETTIMANA

Ho attraversato la fatica di riconoscere una verità scomoda, senza più addolcirla.
Ho attraversato il desiderio di dire qualcosa di importante, scegliendo di non farlo finché non fosse davvero il momento giusto.
Ho attraversato l’impazienza di vedere un’idea nascere, lasciandole invece il tempo di diventare sé stessa.
Ho attraversato il bisogno di essere capita, e ho scelto di affidarmi alla fiducia invece che alla spiegazione.

Attraversare non è sempre confortevole.
Ma è l’unico modo che conosco per non restare intrappolata tra ciò che ero e ciò che sto diventando.

È in questo spazio di attraversamento che, ogni volta, qualcosa di nuovo prende forma. Per fortuna!

Lumina è la newsletter in cui ti racconto il mondo gifted dal punto di vista di chi gifted lo è e ha fatto della sua neurodivergenza uno strumento per aiutare altri gifted. Troverai storie ed esperienze, mie e delle persone che si affidano a me. Idee, suggerimenti, qualche strategia e molti fallimenti. Sentiti a casa, mettiti comodo e comoda, vuoi un caffè? Buona lettura!

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