Non è (ancora) una scuola a misura di gifted
Ciao!
La scorsa settimana ti ho parlato di bambini gifted e delle sfide che in famiglia ci si può trovare a vivere. Ma, come ben sai, l’altra metà del cielo di un bambino o ragazzo gifted è sempre la scuola. Oggi vorrei provare ad esplorare questo mondo che, in Italia, è ancora un po’ troppo indietro in termini di consapevolezza e strumenti.
Ognuno di noi, lungo il proprio percorso di vita, ha cercato o desiderato una guida, un punto di riferimento, qualcuno di cui fidarsi, fuori dalle mura domestiche. Per noi gifted questa ricerca è forse un po’ più complessa, perché include il bisogno di essere riconosciuti. Di essere compresi in quelle caratteristiche che la neurodivergenza ci ha donato e che non definiscono tutto di noi, ma spiegano quello che agli occhi degli altri a volte può apparire diverso, se non addirittura bizzarro.
I docenti, in questo percorso di vita, hanno un ruolo delicato e decisivo.

Per fortuna negli ultimi anni in Italia sono stati fatti dei notevoli passi avanti nel considerare la plusdotazione qualcosa di cui tener conto nel percorso educativo di uno studente. Questo non significa, però, che esistano formule magiche per i docenti nell’affrontare l’unicità di chi hanno davanti. Quello che posso fare è raccontarti un po’ di quello che so, da coach e persona gifted, ma anche da docente di scuola primaria, su come aiutare gli studenti plusdotati a pianificare un anno scolastico positivo e soddisfacente!
🎯 Un anno scolastico su misura
Ogni studente gifted è unico e ciò che funziona per uno potrebbe non essere efficace per un altro, lo sappiamo bene. Adattare le strategie alle loro esigenze individuali è il segreto per massimizzare il loro potenziale ed evitare il pericolo (sempre dietro l’angolo) di noia, disinteresse o, ancor peggio, apatia.
Si, perchè una cosa che ogni insegnante dovrebbe sempre avere chiaro è che, quando non stimolati, i ragazzi e le ragazze gifted letteralmente si spengono. C’è chi rumoreggia, chi fa altro durante le lezioni, chi disturba e chi in silenzio sta nel suo mondo interiore pur di scappare da lunghissime ore noiose in cui non si può fare altro. Se richiamati, rispondono a volte con rabbia, provocano, oppure mascherano il loro disagio nel silenzio che non da spazio di dialogo. Per un docente tutto questo è, ovviamente, altrettanto frustrante: c’è un programma e c’è una classe, spesso ricca di dinamiche differenti e tutte da seguire e sostenere: come posso stare dietro ad una situazione così sfidante?!

Ecco perchè la pianificazione per gli studenti gifted non riguarda solo l’organizzazione, ma anche la scoperta di ciò che li rende unici, dettagli che raccontano il loro reale funzionamento e come “non ha senso fare questa cosa, se posso farla prima così” non è provocazione ma logica pura applicata al problem solving. Come figure di riferimento nella scuola e nella vita quotidiana (per anni) di questi ragazz, quindi, è importante riuscire ad aiutarli a costruire un percorso che non solo li sfidi intellettualmente, ma li renda anche più sicuri e consapevoli delle loro capacità.
In fondo, cos’è la scuola se non un luogo che ti deve preparare a comprendere chi sei e cosa puoi fare attraverso la scoperta delle tue potenzialità e dei tuoi sogni, dandoti via via tutti gli strumenti possibili per fare le tue scelte?
👀 Riconoscersi
Come si fa allora?
Prima di impostare obiettivi, offrire strumenti e strategie, è fondamentale che ci sia fiducia reciproca. La giftedness non ci rende immuni dal disinteresse verso lo studio, tutt’altro. Chi è docente sa, o dovrebbe sapere, che non riconoscere le abilità e l’indole di uno studente con plusdotazione non farà altro che allontanare la sua mente da quei banchi, in cerca di un luogo altro (fosse anche solo la fantasia) in cui esprimere sé stesso. Per evitare problematiche non serve pretendere che lo studente sia “come tutti gli altri”, ma è fondamentale che abbia qualcuno in grado di valorizzare le sue capacità e le sue inclinazioni.
Ecco perché nella mia esperienza di docente ho sempre cercato di non limitare il riconoscimento delle capacità degli studenti gifted solo al loro talento accademico, perchè per me ha sempre avuto senso anche questa riflessione: estendilo alla loro creatività, curiosità e capacità di pensare fuori dagli schemi!

Come docenti, abbiamo un microcosmo davanti a noi, così potente da sorprenderci, ma così fragile da lasciarci a volte privi di certezze. Saltano gli schemi, le programmazioni, le lezioni preparate con cura e anche con fatica, ma quello che possiamo portarci a casa ha a che fare con una ricchezza (umana e professionale) che, dal mio punto di vista, non ha pari.
💫 Tu chiamale, se vuoi, emozioni
Tempo fa è venuto da me Giacomo, un docente dal cuore grande, di quelli che sarei stata fortunata a incontrare durante il mio cammino scolastico. Giacomo affronta il suo mestiere come una vocazione e desidera aiutare i suoi studenti nel miglior modo possibile. Sappiamo tutti che studiare sui libri è importantissimo, ma quando arriva il momento della pratica, ci sentiamo sempre un po’ meno preparati. “Ho un problema con un mio studente gifted” mi ha detto, “è brillante, ma sembra sempre essere un passo indietro rispetto agli altri. Si annoia facilmente, reagisce in modo esagerato alle situazioni e quando cerco di dargli una mano, non risponde mai come mi aspetterei.“
Ho ascoltato con attenzione Giacomo, il suo desiderio di trovare una chiave, il suo mettersi in discussione. Gli ho spiegato che dietro queste reazioni c’è un bisogno emotivo molto profondo. Gli studenti gifted hanno sì un elevato funzionamento cognitivo, ma a questo spesso si accompagna uno sviluppo emotivo più lento e complicato, fatto di emozioni intense e difficili da gestire. Questo può portarli a percepire eventi o situazioni come più drammatici di quanto realmente siano, e la loro difficoltà a regolare queste emozioni è proprio conseguenza di un’intelligenza emotiva ancora in fase di sviluppo. Ecco perché con loro, più che con gli altri, è fondamentale che le emozioni non vengano mai minimizzate ma assertivamente gestite.
Il supporto emotivo diventa essenziale: guidare lo studente verso una gestione più consapevole delle proprie emozioni è un passo fondamentale per far sì che il suo talento trovi la strada, e per aiutarlo a sentirsi accettato nel suo modo di essere unico. Passo dopo passo Giacomo ha iniziato a adottare un approccio più empatico, cercando di valorizzare i punti di forza del ragazzo, mentre lavorava con lui per affrontare le sue difficoltà emotive. E così, pian piano, il suo studente ha cominciato a sentirsi più compreso e, di conseguenza, anche l’atteggiamento in classe e il rendimento sono notevolmente migliorati.

📋 Qualche strumento utile per la pianificazione
Proviamo ad andare al sodo, allora, e vediamo qualche piccola idea pratica da introdurre per aiutare gli studenti gifted nella pianificazione di obiettivi e, perchè no, da sperimentare anche con tutta la classe.
👉 Check-list quotidiane: progettare e pianificare sono spesso attività stimolanti per i gifted. Prova ad inserire attività giornaliere ad inizio mattina in cui possano creare delle to do list (vantaggio: ho chiaro, nero su bianco, cosa faremo e su cosa posso concentrarmi) che a fine giornata gli restituisca ciò che è stato completato e cosa no (vantaggio: divento consapevole del tempo, di come l’ho gestito, di cosa sono riuscito a fare e di cosa posso migliorare dove serve).
👉Spazi dedicati all’approfondimento: incoraggia gli studenti gifted ad approfondire temi che amano o che gli risultano troppo semplici. Arricchire il programma con argomenti più stimolanti e complessi di quelli genericamente affrontati tra i banchi può aiutarli a rimanere concentrati e proattivi e se gli chiedi di restituire il loro sapere alla classe gli darai una mano…a dare una mano! In termini di interazione tra pari questo crea molte dinamiche positive.
👉Tecnologia smart: strumenti digitali come app per la gestione del tempo (ad esempio, Trello o Notion) possono essere utilissimi per organizzare progetti e scadenze! Permettono di avere una visione complessiva, creare schede di approfondimento, aggiungere schemi e dettagli. Queste tecnologie aiutano a sviluppare abilità trasversali come la gestione del tempo, la pianificazione a lungo termine e la capacità di lavorare su più progetti contemporaneamente, tutte competenze utili, in particolare per giovani gifted. Non serve che ti dica che tra meno di dieci anni insegnerai a bambini e bambine native AI, vero?!
👉Routine flessibili: offri una struttura, ma lascia spazio alla spontaneità: un mix che rispetti il bisogno di noi gifted di esplorare. Prova ad alternare momenti di concentrazione intensa (per affrontare le materie scolastiche) a momenti di libertà creativa, in cui lo studente può esplorare i suoi interessi, muovendosi, uscendo dalla classe, interagendo con gli altri su un progetto che magari ha lanciato lui. Potresti anche proporgli di tenere un “diario delle idee”, dove annotare spunti creativi, intuizioni e pensieri. Vale tutto se aiuta a contrastare la noia profonda.
👉Momenti di riflessione: a fine giornata o lezione, dedica tempo a discutere con la classe cosa ha funzionato e cosa può essere migliorato nel suo approccio alla pianificazione. Non fargli apparire gli insegnamenti come imposizioni, ma come un percorso di scoperta di sé stessi e di compromessi tra il “dovere” e il “piacere”. Chiedere allo studente cosa funziona per lui e ascoltare le sue risposte aiuta a costruire un rapporto di fiducia reciproca ma soprattutto ti permette di essere un docente migliore.
COSE CHE HO IMPARATO FRAINTESO QUESTA SETTIMANA
Il senso di colpa. Brutta bestia, eh? In particolare, quel senso di colpa che non nasce dalla convinzione di aver sbagliato, ma da quella di essere stati fraintesi o incompresi. In queste situazioni mi chiedo sempre perché do maggior peso all’opinione dell’altro (o all’opinione che mi sono convinta che abbia), rispetto alla mia. L’autoanalisi va bene, anche il mettersi in discussione. Quello che non va bene è sovrascrivere ciò che pensiamo che gli altri pensino a ciò che pensiamo noi.
Eppure, a volte capita che mi convinca che quello sguardo rivoltomi o quei secondi di silenzio dopo una mia domanda volessero dirmi qualcosa di negativo. Anche se sono certa di non aver fatto niente di sbagliato e di aver messo in campo tutte le migliori intenzioni.
Quella vocina fastidiosa però è lì a dirmi che forse avrei potuto fare di più, che forse avrei dovuto essere più attenta a leggere fra le righe, a decifrare le reazioni altrui.
Poi mi fermo e penso: non posso controllare tutto. Ecco, questo è il punto. Lì, proprio in quel piccolo spazio di riflessione, inizia a nascere la consapevolezza che il vero problema non è la percezione altrui, ma la convinzione che debba essere impeccabile agli occhi degli altri. La verità è che, se mi metto a cercare conferme esterne in continuazione, se mi aggrappo al giudizio degli altri, non troverò mai pace. Posso imparare a sentirmi leggera rispetto a ciò che non posso controllare e a fidarmi di più di me stessa.
Uno sguardo è solo uno sguardo e un silenzio è solo un silenzio.
Se dedicassimo altrettante energie a riflettere sugli sguardi di affetto, sugli occhi che ci sorridono, sulle parole che ci confortano, potremmo scoprire che la nostra vita è costellata di segnali positivi, magari nascosti, che spesso ignoriamo. Non sarebbe meglio soffermarsi su tutti quei piccoli segnali che ci dicono che siamo sulla strada giusta, che siamo amati e apprezzati per quello che siamo, nonostante le incomprensioni?
Dalla mia esperienza di docente nasce gifted teaching, un progetto che vuole essere di aiuto proprio ai docenti alle prese con la plusdotazione. Se riesci ad uscire dalla credenza limitante che “gifted = più lavoro” e hai voglia di esplorare il mondo della plusdotazione per rendere più semplice e divertente il tuo lavoro, contattami!

Lumina è la newsletter in cui ti racconto il mondo gifted dal punto di vista di chi gifted lo è e ha fatto della sua neurodivergenza uno strumento per aiutare altri gifted. Troverai storie ed esperienze, mie e delle persone che si affidano a me. Idee, suggerimenti, qualche strategia e molti fallimenti. Sentiti a casa, mettiti comodo e comoda, vuoi un caffè? Buona lettura!
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