Tra sfide e obiettivi: il viaggio dei genitori di bambini gifted
Ciao!
Ti anticipo: se non hai figli gifted tra 0 e 18 anni, forse troverai questa newsletter poco interessante. A meno che tu non conosca qualcuno che, invece, sta ancora cercando di capire da che parte iniziare. Quale che sia il tuo punto di vista, grazie se mi leggerai, o se vorrai andare tranquillamente alla fine per leggere una novità che ho per te.
Se invece fai parte della tribù “Genitori disperati”, iniziamo!
I bambini gifted si trovano spesso di fronte a un apparente paradosso: un potenziale cognitivo straordinario e una difficoltà a tradurre questo potenziale in risultati concreti. La domanda che molti genitori di bambini gifted si pongono è: come aiutare mio figlio a fissare obiettivi realistici senza soffocare la sua naturale creatività?

Che barba, che noia!
Non sai quante volte mi è capitato di assistere a genitori scoraggiati dall’approccio dei figli gifted rispetto al mondo della scuola. Alessio e Martina non facevano che ripetermi quanto Diego, quinta elementare, fosse svogliato e nervoso: “Si impegna solo nelle poche cose che gli piacciono!”. Una volta identificata la plusdotazione, si sono rivolti a me per capire come supportarlo, sentendosi spesso inadeguati come genitori ma con una gran voglia di capire meglio le sue caratteristiche, a 360 gradi.
Come, ad esempio, quella noia che Diego provava tra i banchi di scuola e che era frutto, da una parte di un ambiente poco stimolante per lui, e dall’altra della sensazione di sentirsi sempre un po’ fuori posto, anche con i compagni.
Pian piano Alessio e Martina hanno aiutato il figlio a creare un ambiente domestico in cui esprimere le sue emozioni, i suoi pensieri e le sue passioni. Da lì siamo riusciti ad aiutarlo ad approcciare la scuola con meno stress e rigidità. Ogni bambino gifted ha un proprio ritmo e delle inclinazioni particolari. Per questo motivo è fondamentale creare obiettivi personalizzati, che rispondano ai suoi interessi e stimolino la sua curiosità. Siamo partiti da obiettivi piccoli, che scandissero la sua giornata – hai presente quelle routine così difficili da fargli seguire?! -, lasciando spazio a ciò che ama fare, senza farlo sentire sopraffatto nè privo del supporto di regole precise e condivise da tutta la famiglia.
Ritrovando una buona dose di entusiasmo, Diego nel tempo ha compreso che i momenti di noia a scuola possono essere trasformati, anche con la collaborazione dei docenti, in opportunità per mettere alla prova ciò che già conosce attraverso sfide più a sua misura o – perché no – per aiutare qualche compagno in difficoltà, comprendendo lui stesso quanto siamo tutti diversi e unici.
Sia chiaro: non è mai tutto rose e fiori. La crescita di bambini e ragazzi è sempre una giostra quotidiana. E chi ha figli gifted sa benissimo che questa giostra è ancora più intensa e faticosa da gestire. Però, siccome l’opzione di arrendersi non è una scelta, tanto vale cercare soluzioni e modalità che rendano il viaggio anche divertente, il più spesso possibile.

La montagna delle aspettative è la più difficile da scalare
PERFEZIONISMO! Se voglio fare una cosa, deve essere fatta a mio modo. Non mi importa degli ostacoli, io voglio il risultato. Piano d’azione?! Stai scherzando?! Non so che farmene. E se cado? Allora non andrò più avanti. Non mi importa, quella cosa non mi interessa più. E sai una cosa?! Non mi interessa nessun’altra sfida. Compiti? Voti? Promozione? Bah. Se mi va, recupero a marzo. Altrimenti, chissenefrega.
In poche righe, ecco uno degli scenari più conosciuti dai genitori di alcuni bambini e ragazzi gifted.
Come aiutarli ? Per prima cosa ricordandiamoci che, seppur con alto potenziale cognitivo, sono pur sempre bambini! Focalizziamoci sul far loro imparare da una parte a riconoscere le proprie potenzialità, e dall’altra a saperle via via esprimere, secondo i propri ritmi e desideri, con tutto il supporto possibile degli adulti di riferimento.
La prima vera sfida? Fargli cambiare prospettiva. Genitori, lo sapete: stare lì ore e ore sui libri, le punizioni, le trattative per ottenere da loro qualcosa spesso vanno a vuoto. Allora, parlateci. Fermatevi, trovate il tempo e create un dialogo in cui anche voi possiate raccontare la vostra esperienza – sono pur sempre figli vostri, e vi ci riconoscete di sicuro -, come avete vissuto e superato alcune sfide simili alla loro età. Chiedete loro che consiglio darebbero ad un amico al loro posto. Insomma, trattateli da persone intelligenti e date loro modo di capire. Se stessi e voi.
Quello che potrebbe facilmente accadere è che, osservato il problema da altri punti di vista, siano proprio loro a trovare soluzioni diverse e atipiche. Che diventino fattibili o meno, starà a voi capirlo per dare poi la direzione più adatta per tutti.
In tutto questo, c’è anche il volerli educare al fallimento. È essenziale educarli alla visione del fallimento non come un ostacolo insormontabile, ma come una parte integrante del processo di crescita. E fateci caso: quanto risuona in voi la stessa difficoltà nell’accettare un fallimento? Che parole usate per descrivervi a voi stessi quando non riuscite in qualcosa? Quanto riuscite ad essere d’accordo con l’affermazione: “non è un fallimento, è un feedback” e quanto riuscite davvero ad individuare l’informazione strategica che vi mancava e che vi è utile per progredire?
Se per primi fate fatica su questi temi, sarà primario per voi lavorarci sopra. Solo così saprete davvero restituire ai vostri figli un nuovo modo di pensarsi e di volersi bene.

La crescita non è una linea retta.
Di nuovo, insieme: il punto di partenza per aiutare un figlio o una figlia gifted a definire traguardi che li motivino è semplice, ma fondamentale: ascoltarlo. Cosa lo appassiona? Quali argomenti lo fanno sentire stimolato? In quali sente di avere difficoltà?
Incoraggiando un bambino a riflettere sulle sue capacità, potreste restituirgli che spesso le capacità matematica è legata ad una mente atipica che analizza sempre in ottica di problem solving, mentre è altrettanto comune che la stessa faccia fatica a tenere conto del tempo e della sua organizzazione. In questo modo sarà più semplice lavorare in una direzione che lo incoraggi a migliorare attraverso una sperimentazione costante e oggettiva, senza perdere la percezione di sé e delle proprie peculiarità.
Tuttavia, dobbiamo ricordare sempre che gli obiettivi, come le passioni, non sono scolpiti nella pietra, soprattutto quando si tratta di bambini e ragazzi. Lascia che il processo sia dinamico, flessibile e aperto a nuove opportunità. È importante invitare i bambini gifted a vedere ogni obiettivo come una possibilità per crescere, piuttosto che come una sfida da vincere a tutti i costi.
Ogni bambino gifted ha il suo ritmo.
Che sia un progetto da completare, uno strumento da suonare o una storia da scrivere, è fondamentale impostare obiettivi stimolanti, ma realizzabili, con una tempistica non stressante, che tenga conto anche del tempo che vogliono dedicare ad altro.
Non solo: spesso, proprio facendo “altro”, la mente gifted si attiva e non di rado idee e soluzioni emergono perchè frutto di stimoli e contaminazioni esterne. Giocare a carte con un amico o facendo un puzzle da soli: momenti che solo apparentemente sembrano sovrapporsi al dovere dei compiti, ma che invece possono essere considerati quelli più ricchi da un punto di vista di energia mentale.

Cinque cose che puoi fare per sostenerlo
Ogni famiglia è un universo meraviglioso, che può avere alcuni tratti simili ad altre ma sarà sempre unico e irripetibile. Detto questo, e senza voler dare una soluzione veloce valida sempre e comunque, provo a riassumerti alcuni punti che, nella mia esperienza, sono stati inizi utili per molti genitori.
Fissa obiettivi a breve termine: tuo figlio o tua figlia non li chiama obiettivi ma compiti, doveri, roba noiosa da evitare il più possibile! Quindi, tu prova a ragionare come faresti per i tuoi di obiettivi: rendili accessibili suddividendoli. Ad esempio, spezza le ore di studio in sessioni più brevi e dagli modo di scegliere posti diversi per studiare (non di rado gli ambienti stimolano i gifted sia in senso negativo che positivo, per questo può aver senso investire del tempo in questa piccola ricerca).
Ogni volta che sente di aver fallito, parlatene: mostragli che gli errori non definiscono chi siamo né dove arriveremo e chiedigli che incoraggiamento può trarre da quell’esperienza. Poi dagli il tuo punto di vista. Nell’ordine.
E gli imprevisti?! Osserva come tu reagisci ai cambi improvvisi sulla tua tabella di marcia e rifletti con tuo figlio su quale può essere la reazione migliore rispetto a quello che c’è da fare. In una dinamica simile, nel lungo periodo, ci sono solo vantaggi.
I successi vanno notati e annotati, sempre! I bambini gifted sono troppo critici con loro stessi, ormai lo sai. Per questo, puoi insegnargli a vedere il suo saper far accadere le cose, soprattutto le più piccole. Ricordagli com’era prima di farcela, quali tipi di pensieri aveva, cosa diceva di se stesso, e poi mostragli dove è riuscito ad arrivare.
“Crescere bambini gifted è come vivere in una casa con un’auto sportiva ad alte prestazioni. È emozionante, stimolante e meraviglioso, ma può anche essere imprevedibile, impegnativo e stancante se non si comprende come funziona e di cosa ha bisogno.”
James T. Webb

COSE CHE HO IMPARATO COLTO QUESTA SETTIMANA
La vita accade per te, non a te.
Ho questa frase appuntata su un post it vicino al pc. Secondo me, ha un messaggio implicito, ed è il senso di libertà che ti da osservare la vita da questa prospettiva. Perchè, se accade per me, allora posso imparare, ma anche evolvermi, trasformare quello che di me non mi piace, progettare un nuovo approccio ai problemi, e sempre generare speranza anche quando le cose si fanno davvero difficili.
Se accade per me, per me sono le esperienze, non importa di che genere, ma in quanto tali: un bagaglio di momenti e situazioni, di parole e percezioni, con la consapevolezza che alcuni verranno sempre con me ma altri potrò parcheggiarli da qualche parte o destinarli alla raccolta dell’indifferenziata.
Il vantaggio? Quella sensazione di infinite possibilità e di costante progresso. In un’epoca in cui spesso ci viene suggerito di non agire per paura che le cose peggiorino, vale la pena sperimentarla e provare a diventare veri promotori di una comune felicità.

Un po’ di pubblicità (cose belle da dirti e occasioni per vederci)
Il prossimo 11 febbraio inizia questa cosa bellissima in condivisione con Tech4Aid: un percorso dedicato ai giovani e agli adulti gifted in cui io e la Dr.ssa Jessica Barbieri faremo da punto di riferimento e supporto psicologico.
Otto incontri settimanali in cui lavoreremo su temi specifici sia con la condivisione tra di noi che sperimentando strategie con il supporto di tutto il gruppo.
Se sei gifted, e studi all’università o lavori, oppure fai entrambe le cose.
Se senti il bisogno di avere un gruppo di riferimento con cui condividere la tua esperienza e da cui imparare nuove prospettive.
Se cerchi da tempo un supporto da professionisti preparati sulla plusdotazione.
Allora questo è il percorso giusto per te.
Ah! E poi è gratuito.
Questa newsletter l’ho voluta dedicare ai genitori di bambini e ragazzi gifted. Se ti sei ritrovato e ritrovata, se sei in quella fase smarrente post valutazione, ma anche se sai tutto della plusdotazione ma non di come creare un dialogo senza conflitti con i tuoi figli, prova a dare un’occhiata qui e, se vuoi, parliamone!

Lumina è la newsletter in cui ti racconto il mondo gifted dal punto di vista di chi gifted lo è e ha fatto della sua neurodivergenza uno strumento per aiutare altri gifted. Troverai storie ed esperienze, mie e delle persone che si affidano a me. Idee, suggerimenti, qualche strategia e molti fallimenti. Sentiti a casa, mettiti comodo e comoda, vuoi un caffè? Buona lettura!
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