Lumina n. 8

24 Nov 2024

Se vuoi, puoi. O forse no?

Sono sempre stata resistente alle imposizioni, credo perchè non mi è mai piaciuto dover fare cose senza capirne il senso reale. E siccome, come contraltare alla velocità di pensiero, spesso invece non riesco a comprendere certe richieste, ecco che l’alternativa è puntare i piedi e pretendere chiarezza.

C’entra quella che si può pensare come una difficoltà ma che in realtà è una delle tante sfumature della giftedness, ovvero non sapere facilmente accedere ad una comprensione semplificata della realtà.

Non conto più le volte che, quando mi viene spiegato qualcosa, rimango perplessa perchè il mio cervello si è attivato come se dovesse risolvere l’ipotesi di Reimann, quando magari mi si sta solo spiegando come funziona la lavatrice!

Anche per questo, quando qualcuno mi diceva che potevo farcela, io puntavo i piedi. Cosa significa che posso farcela? Come? In che modo? Con cosa?! Qualcuno mi spieghi! Possibilmente tramite immagini e suoni, grazie!

La cosa bella delle difficoltà è che, effettivamente, ci allenano malgrado tutto. Vivere la frustrazione di non cogliere chiaramente lo sprone di chi mi amava, o era suo malgrado inciampato sul mio cammino scolastico (ciao prof!), mi ha allenata a sviluppare un’attenzione particolare a chi, come me, è in difficoltà con le frasi fatte sulla motivazione e il successo a buon mercato.

UN ESAME ALLA VOLTA

Incontrare Yuri, studente di Scienze della Formazione, è stata un’avventura sin da subito! “Non so come sono arrivato al mio terzo anno qui, quindi adesso ho bisogno di capire come arrivare vivo e preparato alla laurea! E ti prego, non iniziare a dirmi che sono l’artefice del mio destino, perchè con me non funziona eh?!”.

Brillante, di un’intelligenza innovativa e a tratti spregiudicata, Yuri non aveva ancora riunificato le sue competenze con la plusdotazione, malgrado la sua valutazione fosse ormai di diversi anni prima. Non era tanto che non credesse di essere gifted, quanto piuttosto che slegava i suoi successi dalle sue capacità. Se realizzava un 30 era stato abbastanza bravo a seguire le lezioni o a studiare in un certo modo. Se invece non si presentava all’appello perchè decideva che non era sufficientemente preparato, era un fallito assoluto, incapace di avere reale potere nella sua vita.

UNA MOTIVAZIONE CHE BALLA IL VALZER

Mai messi in discussione i motivi percui aveva scelto quella facoltà, ad un certo punto siamo planati sulla motivazione che lo sosteneva per studiare e fare gli esami. Curiosamente, non c’era più lui in prima linea ma tutta una serie di fattori esterni: un voto che mi tenga alta la media, dei crediti in più da ottenere facilmente, persino un gruppo di amici da seguire anche se quel corso non lo interessava davvero.

Nel mio lavoro si capisce piuttosto velocemente se una persona che vuole iniziare un percorso di coaching ha davvero voglia di trasformare il suo approccio alla vita e alle cose oppure vuole rimanere “comodo” nel suo angolo di perchè. La differenza tra un “vorrei che il collega agisse diversamente” e un “voglio capire cosa posso fare di diverso per migliorare questa situazione” è tutta nell’essere già aperti al cambiamento e nel saper essere bravi nel proprio campo. Come una coppia che balla il valzer in perfetta sincronia, motivazione intrinseca e comprensione – anche parziale – delle proprie competenze creano una performance di eccellenza nel lungo periodo.

NON TI SERVO PER SPRONARTI, TI SERVO PER ILLUMINARE LA TUA STRADA

Sessione invernale, primo esame da affrontare: Yuri ci arriva non al massimo. Complice un periodo complesso anche a livello personale, nella sessione a pochi giorni dall’esame mi racconta che sta pensando di saltare l’appello: non si sente pronto, non ricorda quasi nulla di quanto studiato, e non si accontenterebbe mai di un voto al di sotto del 30.

Motivazione: mantenere una media alta a ridosso della laurea. Ma non basta.

Poichè praticava anche nuoto a livello agonistico, inizio con il chiedergli cosa facesse quando aveva una gara e non si sentiva in perfetto equilibrio. E lì è iniziata la magia: ha cominciato a raccontarmi di tutte le tecniche di focalizzazione che per anni ha sempre usato, riscontrandone l’enorme validità nella sua performance. Come se si fosse risvegliato all’improvviso, ha aggiunto: “Ma sai che non ci avevo mai pensato ad usare le stesse tecniche anche prima di un esame?!”.

Competenze sbloccate.

AMA L’ENTUSIASMO CHE NASCE DALLE DIFFICOLTA’

La voglia di capire tutto, di sviscerare i problemi e le cose del mondo fino all’esasperazione, di non fermarsi di fronte ad una prima spiegazione ma di andare avanti, di informazione in informazione. Quando i gifted comprendono che questa è una immensa competenza innata, è il momento in cui riescono a prendere in mano davvero la loro vita e iniziano ad entusiasmarsi dei propri progetti.

Yuri ha ovviamente concluso la sua triennale con il massimo dei voti, ma questo non è mai stato il reale tema del nostro lavoro insieme: capire invece come la sua plusdotazione lo definisse e su come potesse integrare ogni sua caratteristica neurodivergente è diventato, da un certo momento in poi, il nostro obiettivo condiviso.

Che ha realizzato quando ha iniziato a pensarsi come un sistema unico, in cui se manca una cosa il resto rallenta o salta, e allora quello è il momento – guardare alla difficoltà come un segnale di alert positivo – di fare un check alla ricerca di ciò che davvero serve migliorare o trasformare.

I leader di domani saranno quelli che vivono i progetti con entusiasmo, che vedono ogni sfida come un’opportunità per crescere, senza bisogno di un coach che li sproni.

Riccardo Scandellari

COSE BELLE CHE HO IMPARATO CONDIVISO QUESTA SETTIMANA

Ho sempre amato parlare con le persone più giovani di me. Mi piace ascoltare il loro punto di vista e più cresco e più il divario tra me e chi è nato all’inizio del 2000, ad esempio, mi rende questo confronto ancora più affascinante.

Credo moltissimo nella capacità dei ragazzi che stanno vivendo questo momento storico (complesso e complicato come forse pochi altri precedentemente) di aprire la loro vita ad azioni concrete scevre dal conflitto o dalla ricerca della critica fine a se stessa. Lo vedo all’università, lo ascolto dai profili social che seguo, e in generale moltissimi di loro si fanno domande profonde su come possono contribuire ad una società che, magari, li etichetta come “quello che è strano perchè va allo psicologo” invece di iniziare a fare lo stesso.

Sono ragazzi e ragazze anche neurodivergenti che hanno subito il bullismo a livelli importanti, che hanno sperimentato la depressione, che hanno vissuto la chiusura improvvisa di tutte le relazioni in momenti di crescita in cui proprio quelle erano la cosa che li avrebbe traghettati nell’età adulta. Oggi, forse proprio grazie a tutto questo, sono consapevoli, presenti, empatici, attenti al mondo e pronti per esserne parte davvero.

Eppure, a molti di noi adulti di una generazione prima, serve ancora capire che dargli fiducia, spazio e ascolto farebbe una grandissima differenza. Persino in termini di pace quotidiana. Perchè le soluzioni ai problemi di oggi non le abbiamo noi che abbiamo vissuto i problemi di ieri, ma loro che ci sono dentro, adesso.

Proviamo a fare la nostra parte semplicemente ricordandogli che crediamo in loro e che davvero hanno tutte le potenzialità per farcela.

Ovunque sia il loro sapercela fare.

Lumina è la newsletter in cui ti racconto il mondo gifted dal punto di vista di chi gifted lo è e ha fatto della sua neurodivergenza uno strumento per aiutare altri gifted. Troverai storie ed esperienze, mie e delle persone che si affidano a me. Idee, suggerimenti, qualche strategia e molti fallimenti. Sentiti a casa, mettiti comodo e comoda, vuoi un caffè? Buona lettura!

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